Circa 1600 km separano Puerto Iguazù nella Provincia di Misiones dalla città della Rioja. E altri 200 km distanziano questa città di provincia dal Parco Nazionale di Talampaya sulla Routa Nacional 76. Le distanze in Argentina prendono tutto un altro significato per chi è abituato a viaggiare in Europa. Si rimane incantati a fissare la natura ma allo stesso tempo si rischia di impazzire non essendo abituati alla lunghezza del viaggio; cosa invece così comune per la gente del posto, abituata a viaggi interminabili. I paesaggi infatti rimangono gli stessi per ore e ore, un susseguirsi della stessa vegetazione, ambienti per lo più incontaminati, con sporadici centri abitati composti da qualche casa. Percorrendo le strade asfaltate in direzione del parco la vegetazione semi desertica diventa sempre più frequente, lentamente scompare il verde acceso dalle piante e si sostituisce con tinte più tenui. Anche il terreno cambia, diventando sempre più grigiastro e polveroso.
Uno degli abitanti più visibili della zona è sicuramente il Guanaco (Lama guanicoe); si distingue dal Lama (Lama glama) tipico del Perù, per la sua pelliccia rossiccia sul dorso, il ventre bianco, una maschera di pelo grigio-bianco sul muso, e una figura molto più esile. Generalmente si incontrano in gruppi familiari, dove si vede la femmina, il piccolo (Chiamato nel gergo locale “Chulengo”) e il maschio dominante (“Relincho”).
Il maschio resta di solito di guardia, distanziato, avvertendo con una caratteristica vocalizzazione la presenza di un pericolo.
Bastano pochi chilometri per incontrare altri Guanaco, i gruppi arrivano anche fino a 20 individui, di solito con harem composti da più femmine, sono abituati a pascolare graminacee e altri arbusti bassi tipici di queste zone.
Ci si accorge di essere vicini al parco quando il terreno vira al rosso acceso. I bordi delle strade iniziano ad essere coperti da uno strato di polvere color mattone.
Questa area naturale è incastonata fra il Confine Cileno e una grande catena montuosa chiamata Sierra Miranda. E’ visitata principalmente per i ripidi canyon dal rosso intenso e per le varie forme che hanno assunto alcune rocce, a causa della degradazione causata da pioggia e vento. Sono rocce di deposizione sedimentaria originarie del triassico inferiore.
Nella prima parte del Canyon vengono mostrate incisioni rupestri di età precolombiana ritrovate nelle rocce. Rappresentano animali (Forse Guanachi e Nandù), figure umane stilizzate, motivi geometrici, impronte, esseri con ali di farfalla.. di difficile interpretazione, forse con un significato mistico-religioso.
All’inizio del Canyon si accumulano enormi dune di sabbia create dall’azione dei venti. Ma all’interno delle gole scorre il letto del fiume Talampaya, durante i periodi di pioggia può riempirsi notevolmente, ora però si trova in secca. Le piante locali formano agglomerati di vegetazione lungo il letto, e in prossimità delle pareti ripide formano un bosco chiamato dalle guide “Giardino Botanico”, perché contiene alcune delle piante tipiche di questo clima semi-desertico. Alberi del genere Prosopis (Famiglia delle carrube!) seguono i camminamenti di legno riempiendo il terreno con i loro bacelli caduti, di cui si cibano molti animali, questi alberi sopravvivono grazie alla loro capacità di trovare con le radici acqua in profondità, presente sopratutto in prossimità del letto fluviale; altre piante come Geoffrea decorticans a maturità si scorticano, mostrando la giovane corteccia verde, risultando abbastanza scenica. Quest’ultima può sopportare temperature di 40°C.
Molti animali vivono in questa parte vegetata del parco. I Loro Barranquero (Cyanoliseus patagonus), pappagalli verdi e gialli, saltellano in gruppetti sugli arbusti piu bassi cibandosi di bacche.
Altri animali come i Marà (Dolichotis patagonum) e i Nandù (Rhea americana) si tengono a distanza dagli umani, scappando rapidi appena i bus turistici si avvicinano.
Rapaci diurni come il condor andino (Vultur gryphus),
l’Aquila blu cilena (Geranoaetus melanoleucus), e l’Aquila crestata (Harpyhaliaetus coronatus) sono sempre presenti in cielo. Nidificano sulle cime del canyon e nelle rientranze della roccia. Se si è fortunati si può osservare anche qualche grosso rettile fra i sassi.
Piccoli roditori del deserto, Zorros (Lycalopex griseus) e Puma (Puma concolor) invece sono difficili da vedere. Proseguendo il cammino lungo le gole si osservano rocce modellate dalle intemperie a cui sono stati dati nomi “turistici” come: “Il Monaco”, il “Campanile”,”La Cattedrale”..
Insieme al Parco vicino di Ischigualasto l’Area di Talampaya è una delle zone di maggior interesse paleontologico dell’intera Argentina. In queste zone infatti., fra gli innumerevoli ritrovamenti, sono stati ritrovati i resti del Lagosuchus talampayensis, un dinosauro che si ritiene essere stato una forma di transizione tra i rettili a sangue freddo e i dinosauri a sangue caldo.
Continua.. con l’articolo: “La Valle della Luna: il Parco di Ischigualasto”
Foto: Alberto Camporesi & Lisa Mattioli